La caffeina (nome scientifico 1,3,7-trimetilxantina) è un alcaloide naturalmente presente nelle foglie, nei semi e nei frutti delle piante di caffè, tè, cacao, cola, guaranà e mate.
Nel caffè la caffeina è presente in misura nettamente maggiore nella specie Canephora (comunemente chiamata Robusta, con un tenore di caffeina del 1,8-3,5%) ed in misura minore nella specie Arabica (con un tenore di caffeina limitato al 0,7-1,5%).
La caffeina, già conosciuta da secoli per i suoi effetti psicoattivi, fu isolata dai chicchi di caffè nel 1819 dal chimico tedesco Friedlieb Ferdinand Runge che la chiamò “Kaffein”.
Nelle piante in cui è presente la caffeina agisce come insetticida naturale, paralizzante (tetanizzante) o con effetti tossici per insetti e altri artropodi (es. scorpioni) che se ne cibano.
Nell’utilizzo da parte dell’uomo la caffeina è comunemente assunta in infusi da semi o foglie di caffè e tè, così come anche in molti alimenti e bevande contenenti prodotti a base di noce di cola, tra cui alcune note bevande americane e i più recenti energy drinks.
Nelle estrazioni di caffè la caffeina è in parte responsabile del gusto amaro, che è quindi più intenso nei caffè della specie Robusta o Canephora, nella quale ha maggiore concentrazione.
La caffeina nell’uomo ha un’azione stimolante ed eccitante sul sistema nervoso, diminuisce il senso di affaticamento, con un aumento dello stato vigile e della concentrazione, oltre ad avere un effetto diuretico. Se assunta in dosi elevate o da parte di soggetti sensibili, la caffeina può provocare alterazione della respirazione e dare luogo a tachicardia, aritmia occasionale, irritabilità ed insonnia.
Il consumo normale di caffè (fino a 4 tazzine al giorno, pari a 250-480 mg di caffeina a seconda del metodo di estrazione e della tipologia di caffè) non comporta in genere alcun rischio per la salute umana, salvo diversa prescrizione medica come nel caso delle donne in gravidanza.